Rose di carta
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E sì, felpe di cotone, per l’esattezza cotone di recupero, ma non vi preoccupate ci arriviamo.
Questa è anche una storia romantica, perché sognare in grande vuol dire scrivere una storia.
La nostra storia inizia a Venezia, per l’esattezza a Mestre, aspettando la navetta per raggiungere l’Hackathon Sostenibilità a Ca’ Corniani. Anzi non inizia nemmeno a lì, inizia a Barcellona, ma siccome vorrei ambientare il capitolo conclusivo di questa storia nella capitale sostenibile del mondo ai fini narrativi la storia la facciamo iniziare a Venezia.
È il 9 di ottobre e ci sono 20 gradi, il giorno precedente ero in spiaggia e come regalo di benvenuto all’evento ricevo una felpa bianca di cotone realizzata con scampoli recuperati e foderata di t-shirt rimaste inutilizzate. Dovete sapere che ho iniziato a sudare. Per due motivi: ovviamente faceva caldo (c’è stato chi con ironia ha detto che sarebbe stato più indicato un costume da bagno come gadget) inoltre 48 ore prima stavo provando un vestito bianco, in un rinomato atelier da sposa di Barcellona, città dove risiede il mio fidanzato. Felpa bianca – vestito bianco, insomma non ci vuole grande intuizione per collegare le due cose.
In quel momento, sabato 7 ottobre, non sapevo ancora di star provando un vestito che nonostante il prezzo elevato e il brand nazionale è confezionato in un altro paese dove la manodopera costa molto meno e con tessuti che il cotone non l’hanno visto nemmeno in fotografia.
Dopo un nemmeno troppo articolato revisionismo storico delle domande fatte nel corso dell’appuntamento il concetto mi era abbastanza chiaro arrivata alla stazione di Mestre, Venezia, capitale sostenibile del mondo, per una consuetudine stavo per fare una scelta non sostenibile.
Ma torniamo a Barcellona: la settimana precedente in una galleria di artigianato catalano non avevo non potuto farmi catturare da un’opera di dualismo convergente, una figura che intreccia animato e inanimato, umano e animale, minerale e vegetale, mi ha fatto pensare al leone alato e a come due realtà posso unirsi conservando i propri caratteri unici per dare vita a qualcosa di nuovo: una crescita-sostenibile, ma per fare ciò serve immaginare una narrazione, sognare in grande, scrivere una storia di valore.
È ciò che ogni giorno possiamo fare con una buona dose di curiosità, creatività e gentilezza nei confronti delle idee, delle persone, delle risorse.
Le donne che si sono adoperate a realizzare le più di cento felpe di cotone recuperato che abbiamo indossato e intriso del nostro sudore non sanno che mi hanno regalato un vestito da sposa sostenibile. Perché rientrata dall’incredibile maratona di idee dell’Hackathon ho contattato l’atelier di un disegnatore locale che confeziona, a chilometro zero con filati naturali che possono cambiare in base alla disponibilità del momento, abiti bianchi fatti per sognare.
La sostenibilità è fatta di atti intenzionalmente gentili, invece di recidere una rosa dal giardino il mio fidanzato me ne invia una foto al mattino, alla sera trova una rosa di carta fatta a mano con materiali di recupero.
La sostenibilità è sognare, scrivere una storia e realizzarla.
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Rose di carta
Questa è una storia fatta di rose di carta, leoni alati e felpe di cotone.
E sì, felpe di cotone, per l’esattezza cotone di recupero, ma non vi preoccupate ci arriviamo.
Questa è anche una storia romantica, perché sognare in grande vuol dire scrivere una storia.
La nostra storia inizia a Venezia, per l’esattezza a Mestre, aspettando la navetta per raggiungere l’Hackathon Sostenibilità a Ca’ Corniani. Anzi non inizia nemmeno a lì, inizia a Barcellona, ma siccome vorrei ambientare il capitolo conclusivo di questa storia nella capitale sostenibile del mondo ai fini narrativi la storia la facciamo iniziare a Venezia.
È il 9 di ottobre e ci sono 20 gradi, il giorno precedente ero in spiaggia e come regalo di benvenuto all’evento ricevo una felpa bianca di cotone realizzata con scampoli recuperati e foderata di t-shirt rimaste inutilizzate. Dovete sapere che ho iniziato a sudare. Per due motivi: ovviamente faceva caldo (c’è stato chi con ironia ha detto che sarebbe stato più indicato un costume da bagno come gadget) inoltre 48 ore prima stavo provando un vestito bianco, in un rinomato atelier da sposa di Barcellona, città dove risiede il mio fidanzato. Felpa bianca – vestito bianco, insomma non ci vuole grande intuizione per collegare le due cose.
In quel momento, sabato 7 ottobre, non sapevo ancora di star provando un vestito che nonostante il prezzo elevato e il brand nazionale è confezionato in un altro paese dove la manodopera costa molto meno e con tessuti che il cotone non l’hanno visto nemmeno in fotografia.
Dopo un nemmeno troppo articolato revisionismo storico delle domande fatte nel corso dell’appuntamento il concetto mi era abbastanza chiaro arrivata alla stazione di Mestre, Venezia, capitale sostenibile del mondo, per una consuetudine stavo per fare una scelta non sostenibile.
Ma torniamo a Barcellona: la settimana precedente in una galleria di artigianato catalano non avevo non potuto farmi catturare da un’opera di dualismo convergente, una figura che intreccia animato e inanimato, umano e animale, minerale e vegetale, mi ha fatto pensare al leone alato e a come due realtà posso unirsi conservando i propri caratteri unici per dare vita a qualcosa di nuovo: una crescita-sostenibile, ma per fare ciò serve immaginare una narrazione, sognare in grande, scrivere una storia di valore.
È ciò che ogni giorno possiamo fare con una buona dose di curiosità, creatività e gentilezza nei confronti delle idee, delle persone, delle risorse.
Le donne che si sono adoperate a realizzare le più di cento felpe di cotone recuperato che abbiamo indossato e intriso del nostro sudore non sanno che mi hanno regalato un vestito da sposa sostenibile. Perché rientrata dall’incredibile maratona di idee dell’Hackathon ho contattato l’atelier di un disegnatore locale che confeziona, a chilometro zero con filati naturali che possono cambiare in base alla disponibilità del momento, abiti bianchi fatti per sognare.
La sostenibilità è fatta di atti intenzionalmente gentili, invece di recidere una rosa dal giardino il mio fidanzato me ne invia una foto al mattino, alla sera trova una rosa di carta fatta a mano con materiali di recupero.
La sostenibilità è sognare, scrivere una storia e realizzarla.