Previdenza e risparmio, le opportunità per l’Europa
- L'Europa deve rafforzare la sua unità politica ed economica per bilanciare il rapporto con gli Stati Uniti e affrontare le sfide globali.
- La finanza rappresenta un settore strategico: l'industria dell’asset management è frammentata e meno competitiva rispetto a quella americana
- Un recente accordo tra Generali e BPCE mira a creare la piattaforma di asset management leader in Europa per ricavi
- Un altro ambito fondamentale è quello tecnologico: l'Europa è in ritardo nella commercializzazione della ricerca e dell'innovazione rispetto a Stati Uniti e Cina, e necessita di un migliore accesso al capitale di rischio e di partnership europee per colmare il divario.

Nelle ultime settimane gli equilibri del mondo sono cambiati rapidamente. È ormai evidente che l’Europa, per giocare sulla scacchiera della geopolitica e dell’economia, non può più permettersi la sua debolezza più grande, la divisione interna. Gli Stati Uniti sono il nostro partner essenziale, ma affinché il rapporto con loro sia bilanciato è necessario agire come una vera potenza politica ed economica, che riesca a imporre una sola voce e una sola visione sulle grandi sfide della contemporaneità. Intervenendo recentemente all’Europarlamento, Mario Draghi lo ha ribadito con forza. Non si può dire no a tutto, l’Europa deve agire come un unico Stato. Settori strategici come la tecnologia e la difesa non possono più essere ridotti a opzioni nazionali, devono essere comunitari. Vale anche per la finanza: le multinazionali europee, per crescere e creare valore per tutti gli stakeholder, devono abbracciare logiche transfrontaliere. Uno dei settori dove oggi il confronto tra Stati Uniti ed Europa risulta gravemente a nostro svantaggio è l’industria del risparmio gestito, a cominciare da quello previdenziale.
La struttura demografica europea imporrebbe ormai da anni l’affiancamento dello Stato da parte dei fondi pensione privati. Inoltre, questi fondi sono per definizione investitori di lungo periodo, quanto mai necessari alla crescita dell’economia reale, europea e italiana. Eppure, il settore è gravemente sottodimensionato: il livello delle attività pensionistiche nell’Ue, dove pure la popolazione è significativamente superiore a quella Usa, è pari a circa 10,7 trilioni di euro (concentrati in pochi paesi quali l’Olanda e gli stati scandinavi), cioè un quarto rispetto ai 38,1 trilioni di euro stimati negli Stati Uniti. Il mercato azionario – uno degli strumenti di impiego del risparmio previdenziale – in Ue è pari al 68% del Pil, mentre negli Usa è al 170%. L’asset management è un fattore potente per il benessere dei cittadini e per lo sviluppo economico. Ma in Europa questo settore, paragonato a quello statunitense, ha ancora dimensioni ridotte, ed è soprattutto frammentato. Le società europee hanno difficoltà a confrontarsi con i colossi americani perché gestiscono masse inferiori, e nell’asset management la dimensione degli attivi è fondamentale sia per la profittabilità sia per generare le economie di scala necessarie a investire sull’innovazione, attrarre investimenti e reclutare i migliori talenti.
Sono statunitensi i sei maggiori gestori del mondo, sette tra i primi dieci, e quattordici tra i primi venti. Per dare un’idea immediata: i primi tre gestori americani detengono 23 trilioni di euro, i primi tre europei 7 trilioni. Questa è la differenza di scala con cui ci dobbiamo confrontare. Ecco allora che per l’Europa diventa sempre più necessaria e urgente l’unione dei mercati dei capitali, così come diventano necessarie e urgenti le aggregazioni transnazionali tra gli operatori.
Si può crescere e competere solo facendo sistema. L’accordo siglato recentemente da Generali con Bpce per la creazione di una piattaforma di asset management segue questa logica: è un accordo amichevole, siglato alla pari tra due campioni continentali, che creerebbe un’entità da 1,9 trilioni di euro, diventando leader mondiale nella gestione patrimoniale per la clientela assicurativa. E sia chiaro: il risparmio italiano resta totalmente protetto. La legge italiana e quella europea impongono infatti che siano le compagnie assicurative a decidere come e dove investire il risparmio italiano fino all’ultimo euro, a prescindere da chi sia il gestore che poi effettua materialmente acquisti e vendite: Generali manterrà quindi il pieno controllo sull’impiego dei risparmi affidatigli dai propri clienti, esattamente come avviene oggi. Inoltre, attraverso la procedura del golden power, che normalmente si applica a questo tipo di transizioni, il governo potrà verificare l’esistenza di tutte le necessarie garanzie e rassicurazioni a protezione degli interessi nazionali.
Un altro ambito dove l’Europa dovrà dimostrare di essere una vera forza comunitaria è quello della tecnologia. Sebbene il nostro continente abbia una buona posizione nella ricerca fondamentale e nella brevettazione, gran parte della conoscenza generata dai ricercatori europei non viene sfruttata a livello commerciale: non abbiamo infatti nessun “cluster” di innovazione tra i primi dieci a livello globale, mentre gli Stati Uniti ne hanno quattro e la Cina tre. Le imprese europee per l’innovazione tecnologica dovrebbero poter accedere più facilmente a capitale di rischio in Europa, attraverso un unico, grande pool di risparmi europei. Recentemente la Commissione europea ha mobilitato 200 miliardi di euro per progetti di intelligenza artificiale: è un’ottima notizia, ma serve un impegno continuo per aumentare la competitività e fare sistema, poiché le logiche sottostanti al settore tecnologico sono analoghe a quelle dell’industria finanziaria, e bisogna dunque creare alleanze e partnership intraeuropee, aumentare la scala, attrarre investitori e attrarre talenti.
Dopo la Seconda guerra mondiale l’Europa ha rappresentato una grandiosa esperienza politica, economica e sociale, un esempio quasi unico nella storia. Adoperiamoci perché continui a esserlo.