La pandemia di Covid-19 sta rappresentando una grande sfida per tutti i paesi del mondo e ha messo a dura prova i sistemi sanitari e organizzativi anche delle economie più sviluppate, sia in Occidente che in Asia. Pur mantenendo alcuni degli standard indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le misure di contenimento della pandemia variano radicalmente da paese a paese, al pari delle iniziative di prevenzione per evitare o mitigare gli effetti di nuove ondate pandemiche. Tra gli Stati che meglio hanno risposto alla pandemia di Coronavirus figurano Vietnam, Taiwan, Islanda, Nuova Zelanda e Singapore, che hanno avviato piani di emergenza in modo rapido e azioni di contenimento e tracciamento dei contagi efficaci, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie.
In Europa il Paese che ha agito in modo maggiormente tempestivo, complice anche la ridotta popolazione, è l’Islanda. Al pari di molti Paesi dell’Asia, l’Islanda ha avviato protocolli molto rigidi e precisi prima di altri Stati europei, con la creazione di squadre adibite all’individuazione e all’isolamento dei contagi, strategia indicata dall’OMS come base per il contrasto alla pandemia. In Islanda le squadre incaricate di tracciare i contagi hanno avviato una serie di interviste con le persone risultate positive al virus, rintracciando i vari contatti. Ai positivi è stato imposto l’isolamento nelle proprie abitazioni e un sostegno economico a carico del governo. Grazie a questa azione tempestiva, il Paese non ha avviato procedure di blocco generale, come invece avvenuto in altre parti d’Europa. Il numero totale dei casi registrati - al 24 novembre - nel Paese si aggira poco sopra i 5.000, in gran parte concentrati nella capitale Reykjavík.
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