La flessibilità dell’età pensionabile
Come cambia il sistema pensionistico russo dopo la riforma introdotta dal governo
La riforma pensionistica è – insieme all’aumento dell’Iva – il più importante intervento dei primi mesi del quarto mandato del presidente russo Vladimir Putin. Firmata il 4 ottobre, la riforma apporta una modifica sostanziale al sistema precedentemente in vigore e prevede un graduale aumento dell'età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 anni per gli uomini che entrerà in vigore dal prossimo anno. In Russia, il sistema pensionistico ha base assicurativa obbligatoria. Il datore di lavoro è obbligato a dedurre dal reddito dei dipendenti sia i fondi destinati alla parte assicurativa che quelli per la parte finanziata delle pensioni. La pensione sociale minima è garantita a tutti, indipendentemente dalla carriera lavorativa.
Fino al primo gennaio 2015 nel paese dell’est europeo era in vigore un sistema cumulativo, in cui parte del reddito veniva convogliato in un fondo pensione privato o statale. Successivamente le autorità hanno predisposto il congelamento dei fondi materiali, introducendo al suo posto un ‘sistema a punti’. La riforma del 2013-2015 ha introdotto una nuova formula per il calcolo dell'importo della pensione che tiene conto di diversi fattori: l'anzianità; i guadagni; e l'età pensionabile. Inoltre i cittadini nati dal 1967 in poi hanno il diritto di decidere se continuare ad accumulare fondi pensione o restituirli alla parte assicurativa.
Con il progetto di legge inviato dal governo alla Duma di Stato (camera bassa del parlamento) lo scorso 16 giugno, si è andata a modificare nello specifico il parametro relativo all’età pensionabile. Il progetto iniziale prevedeva un graduale aumento dell'età pensionabile per la maggioranza dei cittadini a partire dal primo gennaio 2019. Inizialmente era previsto un aumento a 65 anni per gli uomini (dal 2019 al 2028) e a 63 anni per le donne (dal 2019 al 2034). Nell’iter legislativo è intervenuto direttamente il presidente Putin che – sulla base delle sue prerogative costituzionali – ha presentato degli emendamenti che sono stati approvati dalla camera bassa del parlamento: l’innalzamento dell’età per le donne non a 63, ma a 60 anni; e l’introduzione di tutele per i cittadini in età di prepensionamento (5 anni prima dell’età prevista).
La necessità di una riforma basata sull’innalzamento dell’età pensionabile è stata espressa diverse volte negli ultimi anni, anche se ciò era avvenuto più a livello di varie piattaforme internazionali che nel dibattito interno. In precedenza il Fondo monetario internazionale aveva già raccomandato questa misura tuttavia, prima delle elezioni presidenziali del 18 marzo scorso, il dibattito pubblico su questo argomento era ridotto al minimo. Alla base della riforma, sostenuta dalla presidenza e dal governo all’indomani dell’elezione di Putin al suo quarto mandato, la consapevolezza che i parametri del sistema sinora in vigore vennero elaborati negli anni Trenta del secolo scorso, quando le aspettative di vita della popolazione erano decisamente inferiori.
Lo stesso premier Dmitrij Medvedev ha ricordato in un articolo di recente pubblicazione su una rivista dell’Accademia delle scienze russa come il regolamento sinora in vigore nel sistema pensionistico russo fosse abbastanza desueto. Nel 1939 la percentuale di persone più anziane rispetto all'età pensionabile generalmente stabilita era dell'8,6 per cento; nel 2002 la quota è del 20,5 per cento; mentre nel 2018 si è raggiunta quota del 25,4 per cento. Il governo si è trovato dunque di fronte e tre opzioni per risolvere questo squilibrio: un aumento delle tariffe per i contributi al sistema pensionistico; una diminuzione del livello reale delle pensioni; o un aumento dell'età pensionabile.
Nel frattempo, il 23 novembre il Consiglio della Federazione Russa ha approvato la legge sul bilancio del Fondo pensione per il periodo 2019-2021. Il reddito del Fondo nel 2019 è previsto per un importo di 8.613 miliardi di rubli (114,6 miliardi di euro), mentre le spese ammonteranno a 8.636 miliardi di rubli (114,9 miliardi di euro): il deficit stimato è quindi di 300 milioni di euro. Nel 2020 le entrate saranno di 8.995 miliardi di rubli (120,25 miliardi di euro), mentre le spese si attesteranno a 9.017 miliardi (120,7 miliardi di euro), per un deficit stimato in circa 450 milioni di euro. Infine, nel 2021 le entrate saranno pari a 9.294 miliardi di rubli (123,8 miliardi di euro), mentre le spese a 9.328 miliardi di rubli (124,2 miliardi di euro), per un deficit di circa 600 milioni di euro.
Secondo il direttore del Fondo, Anton Drozdov, entro il 2030 la Russia sarà in grado di appianare il deficit grazie alla riduzione delle spese. Pertanto, entro il 2030, i trasferimenti dal bilancio dello Stato, destinati a coprire la differenza tra entrate e spese, dovrebbero essere praticamente ridotti a zero. Il governo utilizzerà i fondi risparmiati per indicizzare i pagamenti delle pensioni e per finanziare ulteriori benefit, come il prepensionamento per le madri con più figli; e per una lunga carriera professionale.
Nelle economie avanzate 1/3 della forza lavoro potrebbe andare in pensione nei prossimi 10 anni, una percentuale che cresce fino al 40-50% se si guarda ai prossimi 20 anni. In questo scenario, la pensione integrativa è lo strumento che aziende private come Generali mettono al servizio di chi intende accantonare nel tempo delle piccole quantità di denaro a garanzia di un futuro più sereno.
Per saperne di più guarda il video Così lontano, così vicino.