Un gioco a somma positiva
Il welfare aziendale migliora il benessere dei dipendenti e aumenta la produttività delle imprese
Per welfare aziendale intendiamo l’insieme di iniziative di natura contrattuale, o anche quelle prese dal solo datore di lavoro, che hanno l’obiettivo di accrescere il benessere delle famiglie dei propri lavoratori, attraverso una diversa ripartizione della retribuzione che prende in considerazione benefit di natura monetaria, fornitura di servizi o entrambe le soluzioni, beneficiando del regime fiscale vantaggioso.
Una definizione molto ampia che va a comprendere una ampia serie di servizi e di prestazioni: dalla salute all’assistenza, fino all’istruzione e allo svago con l’applicazione di sconti, convenzioni, promozioni e rimborsi su attività legate al tempo libero che offrono al lavoratore diverse possibilità in aggiunta alla retribuzione tradizionale.
Il welfare in azienda è un gioco a somma positiva: i dipendenti trovano risposte ai nuovi bisogni sociali e risparmiano in termini di contributi previdenziali e imposte, per via del sostanziale azzeramento del prelievo fiscale e contributivo che rende più conveniente poter usufruire di beni e servizi piuttosto che ricevere somme in denaro.
Ciò significa aumentare il potere di acquisto dei lavoratori, incrementando allo stesso tempo il benessere aziendale. Si migliora infatti la soddisfazione dei lavoratori e il clima aziendale, andando inoltre a diminuire fenomeni come il turnover e l’assenteismo, oltre a esercitare una maggiore attrattività verso l’esterno e a fidelizzare le risorse umane.
Inoltre, grazie alla detassazione i datori di lavoro hanno il vantaggio di ottenere una effettiva riduzione del costo del lavoro a fronte dell’impegno sociale assunto.Del resto, la cura del rapporto con le persone è interesse primario per imprenditori e responsabili di azienda, soprattutto per quelle di piccole dimensioni dove il contatto con i lavoratori è diretto.
Questo il quadro in termini generali. Tuttavia, la storia e la specifica struttura sociale di ogni Paese hanno influito sui tempi di diffusione del welfare aziendale che oggi sta vivendo un momento di grande popolarità in tutta Europa, seppur declinato in modalità differenti a seconda dello Stato in cui opera l’azienda.
Nei Paesi scandinavi, laddove lo Stato è ancora fortemente presente e riesce ad assorbire gran parte dei bisogni di persone e famiglie, si è sviluppato un modello di welfare aziendale “a bassa incidenza” che sostanzialmente si limita a progetti riguardanti orario di lavoro e flessibilità. Invece, nei Paesi mediterranei si è affermata una concezione di welfare “ad alta incidenza”, con le aziende che cercano sempre più di rispondere alla crescente domanda dei dipendenti per assistenza sanitaria, formazione e sostegno alle famiglie.
In Francia, ad esempio, la richiesta di sindacati e lavoratori si è concentrata su servizi come assistenza sanitaria, integrazioni previdenziali, formazione professionale, tutela e supporto delle famiglie dei lavoratori.
Sono stati così introdotti il CESU, un voucher cofinanziato dal datore di lavoro che serve per acquistare servizi per persona e famiglia, l’OCIRP, una forma di welfare bilaterale con focus sulla formazione professionale e il CET, un conto ore che permette ai dipendenti di scegliere (a fronte di ferie non godute/lavoro straordinario), tra sospensione del lavoro con retribuzione o liquidazione di un importo/indennità.
Una forma di welfare privato innovativo è stato adottato in Olanda dove il fondo LCSS, ad adesione individuale non obbligatoria e incentivata tramite tassazione agevolata, offre al dipendente la possibilità di accantonare parte della retribuzione per poterla utilizzare durante i congedi e le aspettative non retribuite.
Qualcosa di simile si trova in Germania, attraverso il Langzeitkont che è un fondo-patrimonio che raccoglie un montante virtuale di ore di lavoro straordinario o ferie non godute che può essere liquidato al dipendente con sospensioni della prestazioni di lavoro equivalenti (congedi, ferie, etc.), con accesso alla pensione in via anticipata, o in denaro.
Insomma, il welfare aziendale migliora il benessere dei dipendenti e aumenta la produttività delle imprese non solo delle più grandi ma anche delle PMI, come emerge anche dal “Rapporto 2018 - Welfare Index PMI” promosso da Generali Italia.
Gli esempi in Europa non mancano, così come sono numerose le possibili combinazioni di servizi e agevolazioni per l’acquisto di prestazioni a favore della famiglia. Gli esperti del settore sostengono che le imprese andranno sempre più a rispondere ai bisogni sociali emergenti della società, dove il welfare aziendale sarà tagliato su misura permettendo ai dipendenti di comporre autonomamente il pacchetto di servizi desiderato.