Una seconda vita per la terza età
Le tecnologie per rallentare gli effetti dell’invecchiamento
Tra poco più di trent’anni, l’Europa avrà i capelli bianchi. E non è solo questione di una storia millenaria. In base al rapporto del McKinsey Global Institute, più di un terzo della popolazione europea avrà più di 60 anni nel 2050. Un orizzonte poco rassicurante, soprattutto se abbinato con la riduzione dei tassi di natalità, ma che ha messo in moto le tecnologie più avanzate per garantire una seconda vita alla terza età.
Sensoristica, archiviazione cloud, occhiali smart, domotica sono oggi sperimentate in My-AHA, acronimo di My Active and Healthy Ageing, un progetto finanziato dall’Ue a cui partecipano 12 centri di ricerca europei e quattro extra UE. “È una piattaforma di tecnologie ICT per rallentare gli effetti dell’invecchiamento anticipando quelle che sono le fragilità, fisiche e non solo, degli anziani” spiega Alessandro Vercelli, coordinatore del progetto e direttore del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi e del centro interdipartimentale NIT dell’Università di Torino. Una sorta di antidoto di eterna giovinezza? Non proprio.
“La piattaforma – prosegue il ricercatore – è in grado di rilevare e quantificare con precisione l’insorgere della fragilità, tramite i cosiddetti wereables, sensori da indossare, e dati facilmente disponibili nell’ambiente di vita quotidiana degli anziani che riguardano aspetti come le misure vitali, l’andatura e la postura, la qualità del sonno, l’umore, il tutto trasmesso attraverso delle app del proprio smartphone”. Il progetto, una raffinata versione dell’assistente virtuale che controlla ogni movimento, dovrebbe consentire in futuro agli anziani di gestire al meglio la propria salute e allungare la vita in autonomia, con notevoli risparmi sui costi di assistenza sanitaria: l’Unione europea ha stimato nel rapporto “ICT and ageing” che l’uso delle tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione può ridurre di 12,5 milioni i giorni di ricovero ospedaliero e di oltre 40 milioni i ricoveri in istituti di lungo-degenza.
Tra i dispositivi in corso di sperimentazione ci sono, per esempio, occhiali in grado di rilevare l’asse del corpo e catturare il movimento degli occhi, contapassi, saturimetri, pulsimetri e un sensore per la qualità del sonno. “La piattaforma monitorizza e analizza il cosiddetto decadimento cognitivo, fisico, psicologico e l’isolamento sociali, e suggerisce al soggetto un intervento per migliorare la prevenzione” conclude Alessandro Vercelli. “Intervenire sulle fragilità dell’anziano permette di prevenire il suo decadimento e la perdita di indipendenza caratteristica della vecchiaia patologica.” Il progetto sarà in grado in futuro di suggerire, in tempo reale, una serie di interventi mirati per motivare l’anziano in difficoltà a partecipare all’esercizio fisico e cognitivo con giochi stimolanti, uso delle reti social e programmi nutrizionali ad hoc.
Per maggiori informazioni leggi il comunicato stampa sulla partnership tra Generali e la start-up francese Ellcie Healthy per sviluppare innovativi modelli di smart glasses.