Umberto Nobile e il sogno della conquista del polo Nord
31 luglio 1978
Si è spento ieri a Roma all’età di 93 anni Umberto Nobile, uno degli ultimi avventurieri italiani. Ingegnere ed esploratore nell’epoca in cui gli esploratori erano delle figure mitiche per la gente. Figure che si spingevano ai confini di quello che il mondo conosceva.
All’inizio del secolo il Polo Nord era uno di quei confini ignoti.
Nobile ci era stato una volta nel 1926 accompagnando Roald Amundsen, esploratore norvegese che aspirava alla conquista dell’Artide.
Ma i due non avevano toccato il suolo, ci erano rimasti sospesi sopra, nei cieli del grande nord, a bordo del Norge, il dirigibile che lo stesso Nobile aveva ideato per la missione.
L’unica forma di conquista era stato il lancio verso la gelida banchisa di tre bandiere: quella italiana, quella norvegese e quella americana, le tre nazioni che avevano partecipato al compimento dell’impresa.
Ma Nobile era ambizioso e su quel suolo ghiacciato voleva poggiare i suoi piedi e così due anni dopo decolla da un hangar in zona Baggio a Milano un nuovo dirigibile. Si chiama “Italia” questa volta, a bordo ci sono Nobile, la sua cagnetta Titina e quindici persone di equipaggio.
La rotta è verso il Polo Nord.
La storia del dirigibile Italia è tristemente nota: a causa di una tempesta e di un atterraggio mal riuscito la cabina si schianta a terra andando in frantumi e lasciando sul ghiaccio dieci uomini, uno dei quali morirà per le ferite riportate.
Gli altri sei rimangono nel dirigibile che trasportato dal vento scompare nel nulla consegnando se stesso e quegli uomini all’oblio. I loro corpi non saranno mai più trovati.
Nobile rimane a terra ferito a una gamba e a una spalla. I nove superstiti montano una tenda sul pack che dipingeranno di rosso per renderla visibile e sopravvivranno fino all’arrivo degli aiuti. Nobile torna in patria da anti eroe, il fascismo che aveva incoraggiato le sue avventure lo disconosce. Viene accusato di abbandono dell’equipaggio perché recuperato per primo rispetto ai suoi uomini. Si ritira a vita privata e si trasferisce prima in Russia, poi negli Stati Uniti, dove prosegue la sua attività di ingegnere aereo.
Viene riabilitato dopo la guerra, quando si candida da indipendente per il PCI e diventa uno dei padri costituenti.
La credibilità di Nobile non è mai stata in discussione, la sua preparazione militare e tecnica, i suoi studi accademici, la sua capacità di leadership indiscussa sono una eccellenza di questo paese.
Se non bastano le sue gesta a dimostrare la sua credibilità, mi sento di riportare la documentazione delle polizze assicurative che Umberto Nobile aveva fortemente voluto per sé e per il suo equipaggio a testimonianza di quanto nulla fosse lasciato al caso.
Il contraente della polizza risultava essere la Reale Società Geografica Italiana, stipulata con diverse società assicurative tra cui le Assicurazioni Generali. In una tabella vengono indicati i beneficiari in caso di morte e i capitali garantiti, espressi in lire italiane. Il risarcimento maggiore riguardava Nobile per un totale di 650 mila lire. A seguire i rimborsi più alti erano quelli dell’ingegnere Trojani (300 mila lire) e di Natale Cecioni per 200 mila.
L’assicurazione riguardava i casi di morte o di invalidità permanente, che comprendeva la cecità, la perdita di arti oppure lo «stato di insanabile alienazione mentale che renda l’assicurato permanentemente incapace ad accudire a qualsiasi lavoro od occupazione». Un’eventuale invalidità parziale veniva risarcita con una percentuale del rimborso totale, ogni arto aveva valore diverso: un braccio valeva più di una gamba e incredibilmente una mano destra più di una mano sinistra.
Queste polizze erano state richieste espressamente da Nobile e ricordiamo che sono state possibili grazie alla lungimiranza di uomini delle assicurazioni che inventano le “tavole attuariali”. Persone come Vitale Laudi, matematico e Wilhelm Lazarus, geniale autodidatta, entrambi uomini Generali, che nel 1877 idearono in maniera assolutamente innovativa la prima tavola attuariale della Compagnia, nota come la “Tavola LL”, che avrebbe fatto decollare il settore delle assicurazioni sulla vita.
Le loro tabelle, basate in modo pioneristico sulle migliori banche dati dell’epoca, sarebbero durate quasi cinquant’anni e poi sostituite da altre basate sui dati pubblici derivanti dai censimenti della popolazione.
Se anche grazie a queste innovazioni di calcolo è stata possibile una missione come quella di Nobile è anche grazie a lui che un articolo della nostra costituzione oggi promuove lo sviluppo e la ricerca:
Articolo 9 della Costituzione Italiana
“La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”
LA STORIA
L’incontro di Marco Besso in Generali con Vitale Laudi (matematico, a capo del ramo vita di Trieste) e con Wilhelm Lazarus, agente generale di Amburgo, porta a un pioneristico rinnovamento delle basi tecniche che apre al grande sviluppo industriale dell’assicurazione vita per l’azienda. Lazarus, autodidatta ma di riconosciuta autorevolezza scientifica, comprende bene l’importanza dei dati e per Generali mette a frutto l’esperienza fatta per il Collegio di scienza dell’assicurazione sulla vita di Berlino per la tavola tedesca, basata su migliaia di dati demografici, per la quale mette a punto criteri precisi ma flessibili. Laudi e Lazarus sono gli autori nel 1877 della prima tabella attuariale Generali (detta L-L, dalle iniziali dei loro cognomi) e per elaborarla si servono dei migliori dati in circolazione (decine di migliaia di casi), elaborati da una commissione britannica tra 1839 e 1843, perequati in modo nuovo rispetto alla formula Gompertz-Makeham, così da permetterne l’applicazione anche alle età inferiori ai vent’anni. Ne deriva una crescita del ramo vita esponenziale, in particolare nel territorio dell’Impero e in Italia. La tavola L-L rimane valida fino al 1906, sostituita per le assicurazioni in caso di morte dalla tavola G, elaborata da Julius Graf, che succede a Laudi nella direzione del ramo vita a Trieste.