La tabella che cambia la vita
Tra Ottocento e Novecento, gli esploratori sognavano di raggiungere i confini più estremi della Terra. Nel 1926, il leggendario Roald Amundsen, che all’inizio degli anni Dieci era arrivato al Polo Sud, tentò di raggiungere anche il Polo Nord in collaborazione con gli italiani. Fu infatti Umberto Nobile a convincerlo della validità del dirigibile come mezzo di trasporto. Il dirigibile N-1, progettato dallo stesso Nobile, fu costruito a Ciampino tra il 1923 e il 1924 e poi venduto dall’Italia ai norvegesi, principali fautori della spedizione, che lo ribattezzarono Norge.
Com’è noto, la missione ebbe successo e il 12 maggio, dal dirigibile furono lanciate sul Polo Nord le bandiere delle tre nazioni maggiormente coinvolte, ovvero l’Italia, la Norvegia e gli Stati Uniti. Al di là dell’impresa, i risultati, dal punto di vista scientifico, lasciavano però a desiderare. Per ottenere un contributo significativo occorreva infatti toccare il Polo Nord, e non limitarsi a sorvolarlo.
Polizza di assicurazione dell’equipaggio del dirigibile Italia
(Roma, 5 aprile 1928)
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone
Fu per questo che Nobile guidò una seconda spedizione, interamente italiana e più orientata alla ricerca. Partì da Baggio, presso Milano, il 15 aprile 1928 con il dirigibile N-4, ribattezzato Italia e gemello del Norge. Generali, già inclusa nel gruppo di società in trattativa per tutelare l’equipaggio italiano della spedizione del 1926, era presente anche in questa occasione.
L’impegno nel ramo vita risaliva alla nascita di Generali. Nel porto di Trieste nel 1831, tutelare le persone da ogni tipo di rischio significava aggiungere alle comuni coperture trasporti quelle dell’assicurazione sulla vita, non molto diffusa nell’Impero asburgico. Generali, al contrario, la considerava un istituto irrinunciabile e la incluse fin da subito nella sua attività. A un anno dalla fondazione, approntò tre tipi di polizze vita e nel 1834 stampò il primo tariffario apposito con premi basati sull’età dell’assicurato, basandosi sulle statistiche elaborate nel Settecento in Francia: la tavola di Duvillard per le assicurazioni in caso di morte e la tavola di Deparcieux per quelle vita.
La seconda metà dell’Ottocento fu caratterizzata da una crisi economica culminata con il crollo della borsa di Vienna nel 1873. A quell’altezza Generali aprì una stagione di riforme che recavano la firma di Marco Besso, segretario generale a Trieste dal 1877 e poi direttore e presidente fino alla scomparsa nel 1920. Besso era un fiero sostenitore dell’assicurazione sulla vita e voleva farla crescere. Con la collaborazione di Vitale Laudi, matematico a capo del ramo vita di Trieste, e di Wilhelm Lazarus, agente Generali di Amburgo, Besso rinnovò le basi tecniche aprendo al grande sviluppo dell’assicurazione vita. Laudi e Lazarus sono gli autori, nel 1877, della prima tabella attuariale di Generali, detta L-L, dalle iniziali dei loro cognomi. Questa tavola derivava dal bisogno di trovare una funzione matematica da applicare alla mortalità umana. Lazarus e Laudi, pur nella diversità di formazione, si trovarono uniti davanti al problema di creare per Generali una matematica applicata che all’epoca non esisteva. I due si servirono dei migliori dati in circolazione, elaborati da una commissio-ne britannica tra 1839 e 1843. Ne derivò una crescita esponenziale del ramo vita, in particolare nel territorio dell’Impero e in Italia. La tavola L-L restò valida fino al 1906. Fu l’ultima tabella globale di Generali, poiché negli anni successivi i Paesi disciplinarono in modo autonomo le basi tecnico-assicurative, spesso fondate su censimenti nazionali.
Julius Graf, a distanza di un quarto di secolo da Lazarus e Laudi, elaborò poi la tavola G, che sostituiva la tavola L-L per le assicurazioni in caso di morte. Graf, che succedette a Laudi nella direzione del ramo vita a Trieste, incarnava l’evoluzione della figura dell’attuario, cioè del matematico incaricato di determinare l’andamento futuro di variabili demografiche, economiche e finanziarie, immaginando la realtà nel breve, medio e lungo periodo. Graf aveva ricevuto a Vienna una solida formazione accademica ed era stato assunto da Generali per le competenze specializzate.
L’interesse e la partecipazione di Generali al progresso degli studi attuariali fu costante nel tempo. Pietro Smolensky, direttore del ramo vita fino alla fine degli anni Trenta, è tra i fondatori dell’Istituto italiano degli attuari.
Il miglioramento delle statistiche, l’eccellenza dei dati, il continuo incremento delle capacità di analisi, significano premi migliori per le persone. Le previsioni, ora più accurate, conferivano alla compagnia una maggiore solidità nei confronti degli assicurati. Gli attuari calcolano rischi e costi, individuano i prezzi dei prodotti e nello stesso tempo aiutano a sviluppare le soluzioni più soddisfacenti per le persone.
L’impegno di Besso nel campo dell’assicurazione vita e l’evoluzione degli studi attuariali a cui Generali aveva dato abbrivo portarono a risultati importanti. Il rilievo dell’assicurazione vita sull’incasso premi complessivo della compagnia fu esponenziale.
Le polizze vita dell’Archivio Storico Generali sono documenti interessanti perché raccontano la vita di chi si assicura e al contempo le vicende dell’epoca. Ogni polizza introduce alle vite di tante persone: insegnanti, commercianti, soldati, bambini. Ci sono quelle di due futuri papi (Pio X e Giovanni XXIII) e di un sovrano (l’ultimo imperatore d’Austria Carlo I), e, infine, proprio quella della spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord.
La polizza dell’equipaggio, un documento unico per tutte le compagnie che parteciparono alla coassicurazione, era stata stipulata con la Reale Società Geografica Ita-liana. In una tabella erano indicati gli assicurati, i beneficiari in caso di morte e i capitali garantiti, espressi in lire italiane. Il risarcimento maggiore riguardava Umberto Nobile, comandante della spedizione, per 650.000 lire. Tra i rimborsi più elevati, c’erano quelli dell’ingegnere Felice Trojani, assicurato per 300.000 lire, e di Natale Cecioni, per 200.000, seguiti, con cifre inferiori, dagli altri membri dell’equipaggio.
La fine del dirigibile Italia è tristemente nota. Raggiunse il Polo Nord il 24 maggio, ma il maltempo gli impedì di atterrare, e rientrò verso le isole Svalbard. Tuttavia, il clima avverso e il peso del ghiaccio accumulato sulla struttura dell’aeronave provocarono lo schianto sulla banchisa. Erano le 10:33 del 25 maggio 1928. Dieci uomini, tra cui Umberto Nobile, furono sbalzati sul pack, mentre altri sei restarono a bordo: i loro corpi e i resti dell’Italia non furono mai più ritrovati. Per salvare i superstiti, si mobilitarono diverse nazioni e alcuni dei soccorritori, tra i quali lo stesso Amundsen, persero la vita, mentre altri furono soccorsi dagli esploratori sopravvissuti e guidati alla celebre “tenda rossa”, dove tutti attesero di essere salvati.