Le comunità Ca’ Corniani nei 170 anni di storia
Le aziende agricole di Generali concorrono a formare parte di quel vasto complesso di garanzie patrimoniali che la compagnia ha predisposto per far fronte ai propri impegni verso gli assicurati. È questa una particolare forma di attività che richiede una concreta specializzazione, e dà risultati tanto più apprezzabili quanto più contribuisce alla valorizzazione agraria e comunitaria. Venticinque sono le aziende che attualmente costituiscono il patrimonio agricolo di Generali, tra le più vaste Ca’ Corniani.
L’azienda, che si estende per oltre 1700 ettari, è situata nel territorio di Caorle e San Stino, al confine nord-ovest della grande laguna adriatica, tra i fiumi Livenza e Tagliamento.
Fu acquistata da Generali nel 1851, su iniziativa del segretario della Direzione veneta Daniele Francesconi, ed è legata a una delle prime e più vaste opere di bonifica attuate in Italia.
Planimetria della tenuta di Ca’ Corniani all’atto dell’acquisto (1851)
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone
La laguna intorno a Caorle, anticamente, era proprietà della Serenissima Repubblica di Venezia, che la concedeva in uso ai locali per la caccia e la pesca. L’area era stata divisa in appezzamenti e venduta ai nobili, e il terzo e il quarto lotto, ossia il territorio di Ca’ Corniani, era in parte di proprietà della famiglia omonima.
All’atto dell’acquisto, il possedimento era costituito da terreni paludosi e marginali terreni messi a coltura. I fabbricati allora esistenti si limitavano ad alcune piccole abitazioni per braccianti e a pochi casoni costruiti in argilla, paglia e legname.
Tra il 1851 e il 1917, Generali s’impegnò in una pionieristica opera di bonifica: dotò il Livenza di argini, fossi e canali per espellere l’acqua, tramite pompe idrovore a vapore. Poi costruì l’abitazione del medico, con annesso ambulatorio per le visite, l’asilo, la scuola, l’ufficio postale, la chiesa e la canonica, gli alloggi per le famiglie di mezzadri e braccianti, plasmando così giorno dopo giorno la grande comunità di Ca’ Corniani, grazie a un’oculata pianificazione.
Per la compagnia si trattò di una scelta di diversificazione dei propri investimenti immobiliari che la assimilava a quanto allora lo stesso ceto possidente veneto nel suo insieme stava realizzando. Tra di esso non mancavano i rappresentanti dell’azionariato della compagnia: grandi proprietari terrieri interessati fin dagli anni Cinquanta a un maggiore sviluppo dell’agricoltura e al risanamento del territorio. Pure legati a una prospettiva economica eminentemente agricola sembrano essere stati gli indirizzi assicurativi privilegiati da Francesconi, le cui cure furono rivolte a incrementare i tradizionali rami incendi e grandine piuttosto che il più moderno e innovativo ramo vita.
La scelta d’investimento immobiliare fu non solo accorta, ma anche virtuosa, perché innescò una dinamica positiva per la società. La radicale opera di bonifica, la prima di questo tipo in Italia a opera di privati e in anticipo rispetto all’intervento dello Stato, non portò solo alla nascita della prima delle aziende agricole della compagnia, ma coinvolse anche la comunità locale, migliorando le condizioni di lavoro e di salute, nonché lo sviluppo culturale. Gli abitanti della tenuta, oltre a un lavoro, avevano un servizio sanitario, corsi di formazione, scuole per i bambini, una colonia marina e un centro ricreativo. Era un modello di welfare aziendale, frutto di una visione all’avanguardia dell’attività agricola fondata su un modello di sviluppo sostenibile.
Questa organizzazione ebbe anche un risvolto, per così dire, civile. Durante la Grande Guerra, Ca’ Corniani si sacrificò per difendere il territorio: all’alba di Caporetto, l’area fu allagata dall’esercito italiano in ritirata per rallentare l’avanzata degli austriaci, che poi occuparono e devastarono il territorio, rendendo necessaria una nuova bonifica. Ca’ Corniani fu di nuovo in prima linea nel 1951 per sostenere la popolazione dopo l’alluvione del Polesine, offrendo ospitalità a cento bambini rimasti senza tetto.
I dati della produzione agricola di Ca’ Corniani sono eloquenti fin dai primi anni: si passò da una produzione media di granaglie pari a 3000 quintali nel triennio antecedente la bonifica, a 16000 nel 1884. Il numero dei bovini crebbe da 250 a 1090 alla fine del 1883. La popolazione passò da 340 abitanti, in condizioni di salute precaria, a 1066, in piena salute. La malaria fu debellata per l’80%.
Se pensiamo che nell'Italia settentrionale dei primi del Novecento circa il 70% della popolazione era analfabeta e denutrita, nelle campagne uomini, donne e bambini spesso condividevano la casa con gli animali e molte erano le malattie diffuse, si trattò di un’assoluta innovazione.
Ovviamente, il progresso non fu privo di battute d’arresto: il già citato allagamento, che non impedì l’occupazione e la devastazione del territorio da parte degli austriaci, durò fino al maggio 1919. I danni ammontarono a quasi 5 milioni di lire, senza considerare i prodotti perduti. La ricostruzione e il miglioramento della tenuta avvennero quasi totalmente a spese di Generali, che riuscì a ridare lavoro a circa 1500 contadini. L’efficienza e la produttività furono ripristinate a partire dal 1921 e in un arco di tempo di due anni Ca’ Corniani fu insignita del primo premio per la produzione del frumento e per l’allevamento in concorsi e mostre regionali.
Conosce una fase di spopolamento alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, in seguito alla meccanizzazione dei lavori agricoli. Più tardi Ca’ Corniani entra a far parte di Genagricola, l’azienda che riunisce il comparto agricolo italiano del Gruppo Generali. Istituita nel 1974, Genagricola rappresenta la naturale evoluzione della tenuta in società specializzata dell’agroalimentare avviando la sua attività con l’acquisizione di numerose tenute (attualmente 25) e assumendo dal 1980 il controllo di tutte le aziende agricole del Gruppo in qualità di holding partecipata al 100% da Generali.
Da alcuni anni l’intero territorio di Ca’ Corniani è il fulcro di un progetto di valorizzazione. Il nucleo dell’azienda agricola nata nel 1851 è ora un grande centro multifunzionale. I visitatori possono scegliere di accedervi da tre diverse “soglie”, opere realizzate dall’artista Alberto Garutti per Ca’ Corniani che raccontano in modo contemporaneo le caratteristiche di questo luogo: il grande tetto dorato di un antico casale, la scritta a led che si illumina per ogni fulmine che cade in Italia, le sculture ritratto di cani e cavalli dei poderi.
Si possono compiere escursioni, a piedi o in bicicletta, nei percorsi interni alla tenuta, sostare nei suggestivi punti panoramici, visitare la storica idrovora di Ca’ Corniani, recentemente ristrutturata, dove si racconta l’opera di bonifica con un percorso interattivo. D’estate c’è un fitto calendario di rassegne teatrali e proiezioni di cinema all’aperto, mostre fotografiche, installazioni multimediali, che completano il racconto della terra, con la sua biodiversità e la sua storia.