Pionieri dell’assicurazione on demand: 1898, il distributore automatico di polizze
Le grandi Esposizioni universali sono da sempre una vetrina sul mondo: luoghi di confronto e indici preziosi del grado di sviluppo dei paesi espositori, con le loro raccolte di invenzioni e mirabilia. Anche gli istituti di previdenza avevano il privilegio di parteciparvi, per il ruolo eminente nella vita economica, e avevano tutto l’interesse a pubblicizzare la propria offerta. Generali partecipò a diverse esposizioni, prima tra tutte, nel 1881, l’Esposizione industriale italiana di Milano, cui fecero seguito quelle di Torino del 1884 e del 1898. Ci furono poi l’Esposizione universale di Parigi di inizio secolo e quella internazionale di Milano del 1906.
Distributore automatico di polizze viaggio (1898)
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone
L’Esposizione di Torino del 1898 merita una menzione particolare, non solo perché celebrava il cinquantenario dello Statuto albertino, ma anche perché segnava l’esordio dell’esposizione settoriale, dedicata cioè soltanto a un fascio di rami commerciali ma votata ad accogliere il grande pubblico. Con ogni evidenza l’obiettivo fu raggiunto, poiché l’esposizione ebbe più di 8 mila espositori e 3 milioni e mezzo di visitatori (tanti quanti gli abitanti della Sicilia in quel periodo).
Generali vi partecipò con la compagnia figlia l’Anonima Infortuni, la quale curò per l’occasione una serie di manuali che illustravano l’utilità delle assicurazioni individuali contro gli infortuni. Ma occorreva trovare un’idea nuova, accattivante, in grado di stupire il pubblico.
Generali era nata sotto il segno dell'innovazione, intesa come capacità di interpretare i cambiamenti e le necessità emergenti, farli propri e trasformarli in soluzioni, avvalendosi della miglior tecnologia esistente. Dunque non c'è da stupirsi se, in quell’occasione, si rivolse a un’azienda nata da pochissimo, la Ceretti & Tanfani di Milano.
La ditta aveva debuttato alle Esposizioni riunite di Milano del 1894, installando una piccola funivia per il trasporto di persone all’interno di uno spazio dedicato al divertimento di massa. Letteralmente preso d’assalto, questo luna park ante litteram ospitava il water toboggan, ovverosia le Cascate del Niagara, le montagne russe, il panorama Giordano, la Torre Stigler, e appunto la “Ferrovia Aerea” di Ceretti & Tanfani.
E a Torino, a distanza di quattro anni, Generali, in collaborazione con la ditta appena nata, stupì il pubblico con una primizia ingegneristica: il distributore automatico di polizze assicurative. Introducendo nella vending machine una moneta da 10 centesimi, si otteneva una travel insurance che offriva al portatore una polizza contro gli incidenti di viaggio in treno o in battello a vapore. Collegata al titolo di viaggio, la polizza valeva dalla data impressa automaticamente sul ticket e terminava a mezzogiorno dell’indomani.
Siamo di fronte all’antenato dei moderni distributori automatici, un piccolo miracolo d’ingegneria: una macchina che forniva una garanzia di rimborso in modo automatico e istantaneo, senza bisogno di firme e rovelli burocratici.
Il distributore automatico di polizze incarna perfettamente l’attitudine di Generali nel cogliere la trasformazione della società della seconda rivoluzione industriale. La società diventa “mobile” grazie allo sviluppo delle ferrovie. E il suo primo bisogno è avere una garanzia immediata di copertura assicurativa ai suoi viaggi.
Generali ebbe la lungimiranza di acquisire per prima la tecnologia di un’azienda all’avanguardia e di promuoverla in una fase specifica della storia italiana, quella del “decollo industriale”, installandola a Napoli, come ricorda l’illustre scrittrice Matilde Serao nel quotidiano «Il Mattino» del maggio 1899, come nelle stazioni principali del paese, per dar modo ai passeggeri di tutelarsi contro gli infortuni quando si spostavano.
I viaggiatori, dal canto loro, potevano permettersi l’investimento. Una delle caratteristiche specifiche di questo straordinario “decollo” economico, infatti, fu l’apporto diretto del risparmio privato alle imprese.
Questo comportava una certa disponibilità di capitali e una maggiore propensione a spendere. In campo assicurativo, per esempio, la spesa degli italiani nel ventennio 1895-1915 triplicò, passando da 65 a 195 milioni di lire. A mano a mano che la qualità di vita degli italiani aumentava, cresceva la domanda di protezione assicurativa.
E Generali rispose mettendo a punto una serie articolata di coperture di responsabilità civile, polizze per proprietari di cavalli e di carrozze, per imprese di vetture di trasporto, per proprietari di automobili, motocicli e velocipedi, per armatori di piroscafi e di velieri e per proprietari di imbarcazioni, cui si aggiunsero quelle per le tramvie e le ferrovie, fonte continua di incidenti e disgrazie, registrando nel 1895, 117 morti e 1168 feriti in Inghilterra; 42 morti e 188 feriti in Germania; 26 morti e 117 feriti in Prussia; 15 morti e 245 feriti in Austria. Riguardo all’Italia, l’assicurazione dei passeggeri era un indizio che la ferrovia portava con sé un certo grado di rischio. Non fu quindi una coincidenza che l’Anonima Infortuni emise, il 1° giugno del 1896, la sua prima polizza di responsabilità civile verso terzi alla Società tramvie occidentali della città e provincia di Torino.
L’esperienza dei distributori automatici, che si concluse negli anni venti del Novecento, va inquadrata nell’ottica di un paese che si avviava alla piena industrializzazione. La scelta di Generali di esercitare attraverso società specializzate, di diretto interesse dell’industria, era indicativa non soltanto di una scelta tecnica volta a preservare il ramo vita da rischi difficilmente controllabili, ma anche di una nuova politica commerciale e pubblicitaria, basata non solo sull’innovazione tecnologica ma anche sulla ferma volontà di diffondere il concetto di previdenza privata fra la popolazione.
Marco Besso, colui che traghettò la Compagnia nell’era moderna, scrisse nella sua Autobiografia: «l’Assicurazione […] non va vista come fonte di lucro per la Società ma come sorgente di soddisfazioni morali dovendo contribuire al benessere e alla tranquillità delle famiglie». E anche di chi, in famiglia, per lavoro o per svago, decideva di mettersi in viaggio.