Un satellite problematico nello spazio può generare un terremoto in un bar in Florida
POST FACEBOOK – John Doe
La storia che voglio raccontarvi è avvenuta 30 anni fa esatti.
È una storia che parla di boxe, pub e satelliti in orbita nello spazio. Se vi chiedete come questi tre elementi possano essere connessi tra di loro, è sufficiente che continuiate a leggere.
Nel 1990 avevo 10 anni e mio padre mi fece il regalo più bello che potessi desiderare. Per la prima volta mi portò al bar da Boe insieme a lui a vedere un incontro di boxe.
Era un incontro valido per i mondiali dei pesi massimi ma non ricordo chi fossero i contendenti.
Vivevamo in Florida in quel periodo a Boca Raton, un posto di seconde case al mare sulla costa sud, che guarda verso Cuba.
I bar per me erano off limits, mia mamma aveva posto il veto “Mio figlio in quei luoghi di perdizione non ce lo porti”, ripeteva sempre a mio padre.
Ma quel giorno era il mio compleanno, ecco perché lo ricordo così bene, il mio decimo, e c’era la boxe.
Mio padre promise a mia madre che saremmo stati seduti lontano dalla folla e che se la situazione si fosse fatta incandescente ce ne saremmo andati, ma né lui né lei potevano prevedere che cosa sarebbe successo a 1000 km di altitudine sopra le nostre teste.
Era la prima volta che ci entravo in quel bar ed essere lì con mio padre mi faceva provare una gioia e un orgoglio che non avevo mai sperimentato.
“È mio figlio, oggi fa 10 anni” ripeteva papà a tutti i presenti. Qualcuno mi chiedeva per chi tifassi, tutti mi facevano gli auguri. Boe il vecchio proprietario mi offrì una soda.
Poi iniziò l’incontro. Ricordo pochissimo, perché ero troppo distratto da tutta quella gente che urlava e beveva birre giganti e spumose.
All’improvviso ci fu un boato, come se fosse andato storto qualcosa, tutti iniziarono a gridare indicando lo schermo, io mi girai per guardare lo schermo ed era tutto nero.
Pensai fosse andata via la corrente, ma le lampadine erano ancora accese, credevo che la tv si fosse rotta, ma non era nemmeno quello: era semplicemente saltato il segnale e quando dopo qualche minuto ricomparvero le immagini, l’incontro era finito. KO.
La gente perse la testa, Boe cercava di far mantenere la calma agli avventori, ma alla prima birra che planò sopra la nostra testa schiantandosi contro il bancone mio padre mi prese di forza e mi trascinò fuori dal locale senza che i miei piedi toccassero terra e mentre salivamo in auto vidi che all’interno tutto stava volando da una parte all’altra come in una centrifuga.
La mamma impedì a papà di portarmi al pub per i successivi 10 anni e quando presi ad andarci con i miei amici glielo tenni nascosto.
Ma quello che accadde quel giorno mi rimase impresso nella memoria e oggi che lavoro nel campo delle assicurazioni ho scoperto con esattezza che cosa successe.
Il satellite che trasmetteva in diretta quell’incontro in tutti gli Stati Uniti aveva perso il segnale per motivi tecnici.
Gli avventori che avevano pagato 15 dollari per poter vedere quell’incontro invece persero la pazienza e distrussero il locale.
Ma la trasmissione satellitare godeva di una copertura assicurativa da parte di un’assicurazione italiana, Generali, che ha risarcito Boe per tutti i danni causati dall’ira degli avventori per via di quel satellite ballerino.
Mi ha sempre affascinato il pensiero che una compagnia assicurativa si lanci in un’avventura così pionieristica come quella dello spazio, l’ultima frontiera da conquistare, ma per uno strano gioco di rimbalzi si trovi poi a dover ripagare sedie e vetrine rotte di un bar di Boca Raton.
Oggi faccio 40 anni e vi racconto questa storia perché finalmente ho dato una risposta ad una domanda che mi facevo da allora.
Mi sono sempre chiesto, quel satellite che gira per anni, da solo nella sua orbita spaziale, che fine abbia fatto, dopo quel guasto. Avrebbe funzionato ancora per un po’, ma poi? Una volta fuori uso per sempre quale sarebbe stato il suo destino?
Ieri l’ho scoperto: quando concludono il loro ciclo vitale che si aggira intorno ai 12, 14 anni i satelliti finiscono in una sorta di cimitero dei satelliti, continuando a girare intorno alla terra in quella che viene definita una “graveyard orbit”, un’orbita cimiteriale dove continuano a girare, all’infinito.
Provo una certa tenerezza a pensare a quel satellite che anche adesso è ancora là fuori nel buio dello spazio profondo a girare, da solo, senza nemmeno poter più fare qualche scherzo ad un gruppo di scalmanati che guarda un incontro di pugilato in un bar.
LA STORIA
Generali dimostra di essere particolarmente sensibile alla tematica del “superamento dei limiti” collaborando a diverse esplorazioni ai confini della terra conosciuta. Già intorno alla metà degli anni venti del Novecento, Generali si occupava delle prime coperture aeronautiche e nei primi anni trenta era ormai in funzione un ramo aeronautico a tutti gli effetti.
Nel 1964 venne fornita l’assicurazione al progetto “San Marco”. Il programma, ideato da Luigi Broglio, considerato il padre dell’astronautica italiana, consentì all’Italia di essere tra le prime nazioni al mondo a inviare in orbita un proprio satellite.
Fu però nel 1977 che Generali entrò a pieno titolo nel campo delle assicurazioni spaziali, in occasione del lancio da Cape Canaveral del Sirio, satellite italiano per la telecomunicazione che sperimentò le trasmissioni di dirette televisive.
Nel giro di alcuni anni dopo quell’evento, Generali divenne una delle compagnie leader nel settore, grazie all’elevato livello della formazione tecnica del personale, svolgendo anche un ruolo centrale nel promuovere iniziative di notevole spessore scientifico.
A fine 1981 Generali si dota, prima nel mondo, di una banca dati computerizzati necessari per la valutazione in termini assicurativi dei programmi spaziali futuri.