Ombre e luci nell’economia mondiale
E l’Unicef ricorda l’importanza di un cessate il fuoco per 250 milioni di bambini
Come sarà il futuro dell’economia fuori dall’Europa dove diversa è la diffusione del Covid -19? Tenta una risposta il Fondo monetario internazionale da cui già abbiamo tratto nei giorni scorsi le previsioni globali (https://www.generali.com/media/News/covid-19-emergency/Cautious-optimism-and-confidence-in-recovery) su un futuro incerto a livello mondiale.
In America Latina la pandemia continua a diffondersi in tutta la regione e i Paesi – scrive il Fmi (https://blogs.imf.org/2020/04/16/economic-policy-in-latin-america-and-the-caribbean-in-the-time-of-covid-19/) stanno affrontando “la peggiore recessione economica da quando hanno iniziato a produrre statistiche sui conti nazionali negli anni Cinquanta. Il difficile ambiente esterno, unito alle misure necessarie per contenere la pandemia, hanno portato a un crollo dell'attività economica in tutta l'America Latina” dove la crescita potrebbe contrarsi del 5,2% nel 2020.
Non di meno “ci si può aspettare una forte ripresa nel 2021” anche se “in questo rapido scenario di ripresa”, la regione rischia - nel periodo 2015-2025 - lo spettro di un altro "decennio perduto”. Seppur con diverse velocità la maggior parte dei Paesi della regione ha ormai “adottato importanti misure di sanità pubblica per contenere la diffusione del virus, come il distanziamento sociale e le restrizioni alle attività non essenziali”. I Paesi, dice il Fondo, “hanno anche aumentato la quantità di risorse fiscali assegnate all'assistenza sanitaria” mentre le banche centrali della regione “hanno ridotto i tassi ufficiali e adottato misure per sostenere la liquidità e contrastare le condizioni disordinate nei mercati finanziari nazionali”. Numerosi Paesi però non saranno in grado di accedere a risorse sufficienti da soli e finora, “di quasi 100 nazioni che hanno richiesto finanziamenti di emergenza dal Fmi, 16 provengono dall'America Latina e dai Caraibi”.
Quanto alla regione Asia-Pacifico il Fmi stima che la crescita 2020 sarà a zero, (https://blogs.imf.org/2020/04/15/covid-19-pandemic-and-the-asia-pacific-region-lowest-growth-since-the-1960s/) “la peggiore performance di crescita in quasi sessant’anni”. In compenso l'Asia sembra far meglio di altre aree del pianeta. “Le revisioni al ribasso – scrive il Fondo - vanno dal 3,5% nel caso della Corea del Sud a oltre 9 punti percentuali nel caso di Australia, Thailandia e Nuova Zelanda”, colpiti dal rallentamento del turismo globale e - nel caso dell'Australia - da prezzi delle materie prime più bassi. Quanto alla Cina, la sua crescita dovrebbe diminuire dal 6,1% nel 2019 all'1,2 nel 2020, un elemento che non consentirà alla Rpc di “aiutare la crescita dell'Asia” come avvenuto in passato. “Se le misure di contenimento funzionano, con uno stimolo politico sostanziale per ridurre le "cicatrici", la crescita in Asia dovrebbe riprendersi con forza”, stima il Fmi, anche perché l'economia cinese sta “iniziando a tornare al lavoro”.
Ma non c’è solo l’economia. “Oggi – ricorda il Fondo dell’Onu per l’infanzia (https://www.unicef.org/press-releases/covid-19-global-ceasefire-would-be-gamechanger-250-million-children-living-conflict) - ci sono 250 milioni di bambini in tutto il mondo che vivono in zone in conflitto”. Aiutarli, secondo l’Unicef, vorrebbe dire che le parti in conflitto dovrebbero ascoltare l’appello del Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres per un un cessate il fuoco globale. Almeno durante la pandemia. Un appello, ribadito dal papa il 29 marzo, rimasto purtroppo inascoltato salvo rarissime eccezioni.