Collaborazione globale per la lotta al Covid-19 Lo strano caso dell’Indonesia

Mentre la settimana 27 aprile–5 maggio si apre per molti Paesi all’insegna della cosiddetta “Fase2”, quella in cui vengono allentate molte misure di lockdown per riprendere l’attività produttiva, la settimana 20-26 aprile si è chiusa con un bilancio di 2.810.325 casi e 193.825 decessi, a conferma della gravità di una situazione in cui si segnalano però aspetti di speranza. Il 24 aprile a Ginevra una sorta di grande incontro virtuale ha visto i principali attori nel campo della salute globale, i loro grandi partner del settore privato e alcuni capi di Stato e di governo  lanciare un modello di  collaborazione a livello mondiale  per accelerare lo sviluppo, la produzione e l’accesso inclusivo alle nuove tecnologie sanitarie essenziali per combattere Covid-19.

L’evento, trasmesso in video dall’Oms in diverse lingue,  ha visto tra gli altri la partecipazione del presidente francese  Emmanuel Macron, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e di Melinda Gates dell’omonima fondazione che hanno parlato tra i primi. (il video si può vedere integralmente all’indirizzo https://www.who.int/news-room/events/detail/2020/04/24/default-calendar/global-collaboration-to-accelerate-new-covid-19-tools ).

Il senso di quello che è stato chiamato processo  “ACT Accelerator”  è stato illustrato dal direttore generale dell’Oms che ha ricordato come “la pandemia Covid-19 sia una crisi globale senza precedenti che ha incontrato una risposta globale senza precedenti. La ricerca e lo sviluppo hanno svolto un ruolo centrale – ma, ha aggiunto Tedros Adhanom Ghebreyesus - l’esperienza passata ci ha insegnato che anche quando gli strumenti sono disponibili, non sono stati ugualmente disponibili per tutti e non possiamo permettere che ciò accada nuovamente”. (https://www.who.int/dg/speeches/detail/who-director-general-s-opening-remarks-at-the-launch-of-the-access-to-covid-19-tools-accelerator).

Il processo “Access to COVID-19 Tools Accelerator” abbreviato in  ACT Accelerator è “una collaborazione fondamentale per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione equa di vaccini, diagnostica e terapia per combattere Covid-19. Il nostro impegno comune – ha detto ancora – è quello di garantire che tutte le persone abbiano accesso a tutti gli strumenti per sconfiggere il virus”. ACT Accelerator dovrebbe dunque, in sostanza, riunire la potenza combinata di diverse organizzazioni per lavorare con velocità alle future soluzioni. Un impegno importante e all’insegna di una collaborazione globale sul piano della salute.

Quanto questo si tradurrà in un’esperienza davvero globale e condivisa solo il tempo potrà dirlo. Molti Paesi hanno infatti agito sulla base del proprio contesto statuale con risultati alterni dovuti anche a tradizioni locali molto diverse. Un esempio interessante è l’Indonesia dove solo da venerdi 24 aprile il governo ha emesso il decreto di divieto del mudik, termine che indica il trasferimento di migliaia di famiglie e individui ai villaggi di origine per il Ramadan. Poco prima dell’inizio del mese del digiuno islamico, iniziato il 24 e che culmina il 23 maggio nella festa di Id ul Fitr, Giacarta non aveva ancora preso una posizione chiara col rischio che il trasferimento di milioni di persone verso i villaggi di origine (l’anno scorso venti dalla sola capitale) si potesse trasformare in una diffusione a catena del virus. Ha poi recuperato alla vigilia. Domenica 26 aprile fonti del governo hanno rivelato che a quella data vi erano 19.648 pazienti sotto osservazione per sospetta infezione mentre i casi confermati erano aumentati a  8.882 con un bilancio di 743 decessi.