Vivere a lungo, vivere meglio
La “rivoluzione della longevità” è destinata a diventare una delle trasformazioni sociali più significative del secolo. Possiamo considerarla tra le maggiori conquiste della vita moderna, a patto però di ripensare ai modelli esistenti nel mercato del lavoro, nelle città, nelle politiche sociali e, soprattutto, nei nostri sistemi sanitari e assistenziali
Tutte le società del mondo – tranne significative eccezioni nei Paesi in via di sviluppo – sono nel mezzo di quella che da alcuni è stata definita la “rivoluzione della longevità”. Secondo il rapporto World Population Prospects 2019 delle Nazioni Unite, infatti, entro il 2050 una persona su sei nel mondo avrà più di 65 anni. Inoltre, la percentuale di vita adulta spesa oltre i 65 anni è aumentata da meno di un quinto negli anni Sessanta a un quarto o più nella maggior parte dei Paesi sviluppati di oggi.
Il risultato è che oggi le persone anziane costituiscono più di un quinto della popolazione in 17 Paesi, e le proiezioni del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UNDESA) indicano che tale tendenza sarà riscontrabile in 155 Paesi entro il 2100 e riguarderà il 61% della popolazione mondiale.
Considerando soltanto l’area G20, emerge inoltre come più di una persona su otto abbia ora almeno 65 anni e nei prossimi decenni tale tendenza si accentuerà, tanto che la porzione della popolazione di età pari o superiore a 80 anni quasi triplicherà entro il 2050. In particolare alcuni Paesi – su tutti il Giappone e l'Italia – hanno già iniziato a sperimentare un calo demografico e le stime attuali suggeriscono che Russia, Germania e Cina si uniranno a loro entro il 2030, mentre Corea del Sud e Brasile lo faranno entro il 2050.
Una trasformazione destinata a stravolgere la struttura delle nostre società e che già oggi richiede di creare nuovi modelli nel mercato del lavoro, nelle città, nelle politiche sociali e, soprattutto, nei nostri sistemi sanitari e assistenziali. Se infatti, da una parte, l’allungamento della vita media rappresenta indubbiamente una conquista, dall’altra il mancato adeguamento delle politiche sociali e sanitarie a una tale tendenza potrebbe rallentare il progresso economico e sociale delle nostre società.
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Politiche sociali e lavoro, (quasi) elisir di lunga vita
Permettere alle persone di rimanere in buona salute anche in età avanzata è essenziale per promuoverne il benessere e l'indipendenza. Per questo, insieme all’assistenza e alla cura, anche la prevenzione assume un ruolo fondamentale.
Prevenire significa innanzitutto promuovere interventi di alfabetizzazione sanitaria, per scoraggiare comportamenti dannosi come l’abuso di fumo, alcool e una cattiva alimentazione. In Germania ad esempio – stima l’OCSE – un pacchetto completo di misure sanitarie, oltre che fiscali e normative, per contrastare il consumo dannoso di alcool potrebbe evitare circa il 10% dell'intero carico di malattie ad esso associate nel Paese. Generando al contempo risparmi annuali per il sistema sanitario per oltre 300 milioni di dollari.
La prevenzione passa anche attraverso la promozione dell’alfabetizzazione digitale, soprattutto considerato l’impatto che il Covid-19 ha avuto non soltanto in termini di rischi sanitari ma anche di isolamento, rendendo ad esempio necessario il ricorso a tecnologie e soluzioni per l’assistenza sanitaria e il monitoraggio dei sintomi a distanza. In tal senso, affrontare le barriere all'alfabetizzazione sanitaria tra le popolazioni più anziane e impedire al divario digitale di aggravare le esistenti disuguaglianze sanitarie risulta essenziale per garantire un “invecchiamento attivo” e vissuto in modo il più possibile positivo.
Fondamentali sono poi lo sviluppo e il rafforzamento di sistemi sanitari e di assistenza a lungo termine, in particolare con l’obiettivo di migliorare gli sforzi di prevenzione, il coordinamento delle cure e l’accesso ai servizi sanitari e di assistenza, inclusa quella domiciliare, proteggendo le persone economicamente più fragili.
Ma la qualità della vita si misura anche attraverso la partecipazione e il coinvolgimento all’interno della comunità. Per questo è importante anche prevedere iniziative e soluzioni che, come alloggi, trasporti e servizi con particolari caratteristiche, permettano alle persone più anziane di mantenersi autonome e attive.
Inoltre, avverte ancora l’OCSE, il numero medio di pensionati – quelli di età pari o superiore a 50 anni non in forza lavoro – potrebbe aumentare di quasi il 60% entro il 2050 se non si adotteranno significativi cambiamenti nei modelli di ingresso e di uscita dal mondo del lavoro: tra le possibili soluzioni citate l'occupazione delle persone più anziane, ritardando il pensionamento e incoraggiando datori di lavoro ad assumere e trattenere i lavoratori più anziani. O ancora, programmi che promuovono l'apprendimento permanente e lo sviluppo delle competenze, che incoraggiano le persone a rimanere coinvolte nella vita lavorativa e sono importanti per combattere l'isolamento sociale e preservare la salute del cervello.
Prevenzione, protezione e assistenza, all’insegna dell’innovazione: le soluzioni di Generali
Nell’ambito salute Generali offre soluzioni innovative per il benessere dei clienti rivolte a prevenzione, assistenza e adozione di comportamenti sani. Il programma Generali Vitality, ad esempio, incoraggia la prevenzione e premia stili di vita sani mentre la piattaforma My Clinic di Europ Assistance, oggi diffusa in 9 Paesi, fornisce un’assistenza digitale avanzata con una gamma completa di servizi tra cui telemedicina, assistenza domiciliare e controllo digitale dei sintomi.
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In Italia, Welion è la società specializzata in programmi di welfare integrato e servizi dedicati alla salute che facilita l'accesso alle cure, riducendo tempi e costi, grazie a piattaforme di servizi integrati; in Germania è invece disponibile VitalSigns&Care, la soluzione che mette a disposizione nuovi strumenti di diagnosi precoce come un’app che permette agli utenti di auto-monitorare i propri parametri vitali attraverso la sola fotocamera dello smartphone.
Un’offerta che il Gruppo integra anche attraverso partnership e acquisizioni come nel caso di Proseniors, azienda di servizi di assistenza per aiutare anziani o persone con disabilità nelle loro attività quotidiane, e Convivit, joint venture tra Generali Italia e CDP Venture Capital SGR, nata con l’obiettivo di creare residenze per over 65 autosufficienti, promuovendo il benessere delle persone e uno stile di vita attivo e ricco di momenti di socialità. L’obiettivo è aiutare le persone a mantenere il più a lungo possibile la pienezza di vita nelle migliori condizioni di salute, garantendo totale autonomia e indipendenza, in un contesto che assicura, laddove necessario, l’adeguata protezione in termini di supporto alla salute dei propri ospiti.
Entro il 2030 Convivit punta ad aprire 20 residenze per 2.500 persone con 2.000 appartamenti in tutto il territorio italiano. I servizi offerti spazieranno da quelli dedicati all’aspetto residenziale, come ad esempio la connettività Wi-Fi illimitata, portineria h24 e lavanderia, a quelli su salute e sicurezza, con la possibilità di avere per ogni inquilino dispositivi indossabili per il monitoraggio costante dei parametri di salute, assistenza telefonica h24, servizi sanitari offerti da operatori specializzati, fino ai servizi per il benessere e l’intrattenimento.
Il progetto si inserisce in un modello più ampio di servizi per la silver economy e mira ad espandere il mercato di strumenti dedicati agli over 65 per uno stile di vita più inclusivo e connesso grazie al digitale e alle soluzioni tecnologiche sul mercato e in costante evoluzione per rispondere alle nuove esigenze di queste persone.