In Africa sempre più persone con l’elettricità
Lo sviluppo delle fonti energetiche alternative: il caso Globelec
Supplire alla drastica insufficienza energetica del continente africano e rendere sostenibile il mercato delle fonti alternative in Africa. È intorno a questi due assi che si è concentrata negli ultimi anni la sfida dei produttori indipendenti di energia (Ipp) in Africa, attori di un nuovo mercato dinamico che, se promosso con decisione dagli obiettivi delle Nazioni Unite per l’accesso universale all’elettricità entro il 2030, si scontra d’altro canto con le difficoltà di finanziare attività innovative sul territorio e dare garanzie alle compagnie locali nelle operazioni di concessione energetica. Un caso interessante per è rappresentato dall’Ipp Globeleq, società con base a Londra fondata nel 2002 e partecipata per il 70 per cento dall’istituto finanziario di sviluppo di proprietà del governo britannico Cdc e per il restante 30 per cento dal fondo norvegese Norfun. La compagnia partecipa attualmente alla produzione di 1.400 megawatt (Mw) nella regione sub-sahariana, garantendo il 30 per cento di tutta l'energia prodotta in Costa d'Avorio ed il 25 per cento in Tanzania, oltre a numerosi progetti dispiegati in Sudafrica, Kenya e Camerun per almeno 2 mila Mw in fase di sviluppo.
Nel dettaglio, Globeleq genera in totale 440 Mw in Costa d'Avorio, 304 Mw in Camerun, 315 Mw in Sudafrica, 190 Mw in Tanzania e 75 Mw in Kenya. A 50 chilometri da Malindi la compagnia ha avviato di recente la costruzione di una centrale fotovoltaica da 40 Mw (Malindi Solar), che dovrebbe essere operativa a metà del 2020, mentre in Sudafrica ha acquisito un ricco portafoglio (80 Mw) di risorse energetiche rinnovabili: ne fanno parte il progetto solare da 11 Mw di Aries, l'impianto fotovoltaico Konkoonsies da 11 Mw, l'impianto solare Soutpool da 31 Mw e l'impianto eolico da 27 Mw Klipheuwel. La società prevede inoltre di concludere a breve il progetto solare di Boshof, da 66 Mw.
Il ritmo sostenuto di sviluppo di Globeleq è dato da un modello pubblico-privato che sta trovando tessuto favorevole nel continente africano. Con alle spalle le garanzie offerte prima dal fondo di investimento britannico Actis, ora - dal 2015 - dal gruppo di credito britannico Cdc e dal norvegese Nordfund, l’Ipp collabora a stretto contatto con le compagnie elettriche statali dei paesi in cui opera per la distribuzione energetica, promuovendo il dinamismo di contesti settoriali talvolta problematici: è il caso dell’accordo ventennale di acquisto di energia siglato con la sudafricana Eskom, su cui pesa un debito da 30 miliardi di dollari, o di quello, della stessa durata, concluso con l’utility nazionale Kenya Power. L’interesse di agire prevalentemente in Africa sub-sahariana allinea inoltre il gruppo con gli obiettivi Onu: la regione concentra infatti la più alta percentuale di persone al mondo (600 milioni su 1 miliardo di abitanti totali) prive di copertura elettrica. Il 60 per cento di loro vive in zona rurale.
La scommessa di ampliare la capacità elettrica installata nel continente sulla spinta di un modello partecipativo con i governi locali ha portato la compagnia a puntare anche sull’Angola. In occasione dell’Africa Energy Forum (Aef), tenuto di recente a Lisbona, il presidente del gruppo Fabio Borba ha rivelato di colloqui in corso con le autorità di Luanda ed in particolare con il ministro dell'Energia e dell'acqua, João Baptista Borges, per investire nell'espansione della centrale a ciclo combinato di Soyo, isola situata nell’estuario del fiume Congo. Borba ha spiegato che Globeleq vede il progetto con grande interesse, nella prospettiva di contribuire a rafforzare il settore del gas e ad abbandonare l’impiego di generatori diesel. La proposta, per la quale le autorità angolane hanno dimostrato interesse, prevede investimenti privati soprattutto in termini di infrastrutture e produzione di energia, con un modello che ben risponde alle intenzioni governative, che possono così liberare risorse pubbliche da investire in altre aree in cui il settore privato è meno efficace. Oltre ad una riduzione del costo dell’elettricità, il progetto offre infine la possibilità di incentivare l’uso di energie rinnovabili, in particolare solare ed eolica, e di riflettere alla costituzione di una società cui il governo parteciperebbe con la maggioranza del capitale. Borba ha valutato l’investimento per la strutturazione di progetti nel paese fra i 5 e i 10 milioni di dollari, e quello per la costruzione di un’infrastruttura ad almeno 100 milioni di dollari.