Apri la finestra!
Alcuni strumenti utili contro l’inquinamento atmosferico domestico
Secondo l’OMS la qualità dell’aria in casa può essere peggiore di quella esterna in barba a smog e polveri sottili. Per sapere che aria tira, oggi ci sono lampadine e sensori intelligenti.
L’inquinamento atmosferico torna ogni anno come un mantra. Polveri sottili e anidride carbonica sono parole ormai entrate nel nostro dizionario quotidiano, soprattutto per chi vive e lavora in città. Il problema esiste, inutile negarlo. Ma cosa dire della qualità dell’aria che respiriamo dentro casa, in ufficio o a scuola? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), trascorriamo oltre il 90% delle nostre giornate in ambienti chiusi e l’aria che respiriamo tra quattro mura può essere fino al 50% peggiore di quella esterna. E i dati parlerebbero chiaro: sempre secondo l’OMS ogni anno sarebbero oltre 4,3 milioni i morti provocati dalla cattiva qualità dell’aria interna contro i 3,7 provocati dallo smog.
Le sorgenti del cosiddetto inquinamento domestico sono molteplici: dalle sostanze rilasciate dall’arredamento, come la formaldeide, fino alle muffe, fonte inesauribile di batteri e altri microrganismi che minacciano i nostri polmoni. La cattiva qualità dell’aria in casa, sul lungo periodo, può indurre patologie croniche a livello respiratorio come asma o bronchiti.
L’unica soluzione contro l’inquinamento domestico, suggerisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è garantire una corretta aerazione negli ambienti. Aprendo le finestre, per esempio, o installando un dispositivo che favorisca il ricambio d’aria come la ventilazione meccanica controllata, una tecnologia che peraltro riduce al minimo le dispersioni di calore. Ma come possiamo misurare la qualità dell’aria interna? Con ARIA, per esempio: è il primo sensore progettato per rilevare il radon, un gas killer emesso dal terreno e da molti materiali di costruzione che, in base ai dati dell’Istituto superiore di sanità, è la seconda causa di tumore alle vie respiratorie dopo il fumo. Sviluppato da RSens, uno spin-off nato da un progetto di ricerca delle Università di Modena e Trento, ARIA ha la forma di un guscio e assicura un monitoraggio costante dell’aria in casa. Il dispositivo si può collegare a smartphone e tablet per controllare in ogni momento radon e altri inquinanti domestici.
La concentrazione di polveri sottili e formaldeide viene misurata invece da HALADIN’s, acronimo di HArdware Low-cost for Air quality Detection in INdoor spaces. Si tratta di una lampadina-sensore sviluppata dal CSI-Piemonte in collaborazione con CSP-Innovazione che indica lo stato della qualità dell’aria in casa attraverso tre luci a led colorate: verde quando l’ambiente è sano, giallo quando la qualità dell’aria non è al massimo e rosso quando è necessario aprire le finestre.
Infine, Apple ha pensato a un prodotto chiamato HomeKit, una nuova piattaforma che consente a informatici e nerd di vario genere di creare applicazioni per controllare da remoto i dispositivi di casa. Dal termostato, di cui esistono in commercio sistemi già connessi a internet, fino ai dispositivi per il ricambio dell’aria.