Le città della luce
Trasformazioni urbane e urban lighting
Trasformazioni urbane e urban lighting
A partire dalla metà degli anni Settanta del ‘900, in Europa, il tempo della socializzazione, della vita di relazione e dell’informazione culturale delle città si è svolto prevalentemente dopo il tramonto. La luce artificiale, da sempre sinonimo di sicurezza e di decoro urbano, si è rivelata negli anni uno dei mezzi più potenti ed efficaci per la costruzione dell’immagine contemporanea, contribuendo a migliorare la qualità della vita degli abitanti. A partire dagli anni ottanta del ‘900, alcune città europee, con lo scopo di governare la complessità tecnologica e la gestione economica degli interventi di illuminazione urbana, hanno adottato i “Piani della Luce”. A far nascere l’interesse per l’urbanistica della luce hanno concorso alcuni fattori come l’evoluzione delle normative locali e internazionali in materia di risparmio energetico e di inquinamento luminoso, la domanda diffusa di riqualificazione degli spazi pubblici, la spinta turistica alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Il primo Plan Lumière nasce a Lione nel 1989 puntando all’esaltazione del patrimonio monumentale con l’illuminazione di circa 250 siti nel cuore della città. Nel 2004 il piano si allarga dal centro a tutta la periferia, confermando la propria vocazione turistica anche attraverso la celebrazione annuale della Fête des Lumières, evento che in quattro notti richiama milioni di turisti a visitare le installazioni luminose ideate da diversi artisti per illuminare edifici, strade, piazze e parchi in tutta la città. Dal 2008 anche Vienna adotta un piano della luce e diviene la città con il livello di criminalità più basso d’Europa, dimostrando così che illuminare di notte non è un lusso, ma una necessità per il benessere psicologico dei cittadini. Un piano a 15 anni, che ha previsto un impegno a ridurre il consumo energetico del 5% entro il 2015. L’esperienza internazionale, specialmente quella dei paesi di cultura francese e anglosassone, ha dimostrato la tendenza a fare Piani efficienti e “sostenibili”, ma che nel contempo si offrano alla percezione come “scena” della vita notturna delle città, solo di recente si è insinuato il dubbio che troppa luce deformi l’immagine e il senso dei luoghi. Roger Narboni, lighting designer e direttore dello studio Concepto, propone di realizzare dei “piani dell’ombra”, come il Piano Quadro dell’Illuminazione degli scavi di Pompei del 1997, pensato per rendere percorribile l’oscurità, dove le uniche luci fisse individuano le gerarchie strutturali della città, mentre le luci nelle domus vengono accese di volta in volta con il telecomando dalla guida. Il resto è lasciato alla luna
Didascalie
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