La città di Generali: un patrimonio immobiliare internazionale

Al volgere del XIX secolo, Generali assunse la fisionomia, insolita per l’epoca, di “gruppo”, con società controllate e partecipate sparse tra l’Italia e la Mitteleuropa. La vocazione all’internazionalità nasceva da tre fattori fondamentali: l’humus cosmopolita di Trieste, i diversi contesti politico-economici in cui Generali operava e le vivaci ed eclettiche personalità a livello dirigenziale.

L’internazionalizzazione dell’impresa era un progetto di ampio respiro, che includeva grandi investimenti immobiliari. L’allora segretario generale, Marco Besso, si prodigò affinché Generali scegliesse le migliori ubicazioni per costruirvi le proprie sedi e, come egli scrisse nella sua Autobiografia «… decorate tutte dal nostro caro Leone».

La città di Generali: un patrimonio immobiliare internazionale

Manifesto Generali realizzato da Pollione Sigon (1935), particolare proprietà immobiliare e fondi di garanzia
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone

 

In molti casi, gli stessi agenti attivi sul posto trattavano le soluzioni immobiliari più idonee: acquisizioni di fondi edificabili o di edifici di grande pregio storico, artistico e logistico. In altri casi, invece, ci si appoggiava a professionisti locali, una sorta di “agenti immobiliari”, con contezza delle caratteristiche e delle opportunità di sviluppo offerte delle aree cittadine.

Fu così che il Gruppo acquisì o edificò ex novo stabili di prestigio nelle maggiori città europee ed extraeuropee, da Trieste a Venezia, da Milano a Roma, da Vienna a Praga, fino a Costantinopoli, con un occhio attento alla resa dell’investimento immobiliare. Per lo più sceglieva di acquistare interi isolati, in un’ottica di lungo periodo, contando di rientrare nelle spese a distanza di tempo, dando in affitto i locali a società figlie o partecipate, o terze, o a privati.

Gli investimenti in edilizia residenziale contribuirono all’ammodernamento, allo sviluppo, alla riqualificazione o all’abbellimento di diverse aree urbane, adottando le soluzioni tecnologiche più avanzate del tempo. Infatti, Generali attuò un costante programma di manutenzione e ristrutturazione dei propri immobili. I lavori di restauro, spesso indispensabili, pur senza alterare l’aspetto degli edifici, li dotavano di impianti tecnici adeguati ai tempi più moderni, e si avvalevano della grande competenza delle maestranze locali contribuendo così anche all’economia del Paese in cui si operava.

L’attività immobiliare prese il via da due città simbolo per l’attività di Generali: nel 1881 a Vienna, città che ha rappresentato uno dei centri di maggiore importanza per Generali, per le lunghe tradizioni di lavoro (la Compagnia è attiva sulla piazza già nel 1832) e per il complesso degli interessi sociali in questa parte d’Europa, con la realizzazione della sede agenziale (poi nel 1919 Direzione per l’Austria) nel Bauernmarkt, e soprattutto a Trieste, città di fondazione. Qui Generali inaugurò nel 1886 la sua sede storica, nell’odierna piazza Duca degli Abruzzi. Il palazzo rappresenta ancora oggi una tra le più notevoli e caratteristiche testimonianze architettoniche del florido Ottocento triestino. L’edificio fu realizzato su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer, che sovraintese anche alla costruzione del palazzo viennese, optando per un progetto ex novo che permettesse una realizzazione dotata di ambienti confortevoli e di un moderno impianto elettrico, il primo in città in un edificio privato.

Geiringer fu il primo consulente tecnico della Compagnia per gli interventi immobiliari (almeno dal 1871 fino al 1904) in Italia e all’estero, con il compito di sovraintendere a tutte le fasi dell’investimento affrontato, coadiuvando l’architetto scelto fra quelli più in voga sulla piazza o presentando dei progetti in proprio.

Le acquisizioni promosse da Besso portarono i loro frutti, assolvendo da una parte agli obblighi di investimento a garanzia delle polizze degli assicurati, come previsto dalle leggi; dall’altra rendendo finanziariamente, diventando così una tra le voci di bilancio più importanti.

Nel 1881, 36 erano gli stabili di proprietà, per passare a 289 nel 1956 e agli attuali 2.156.

Attualmente la Compagnia, attraverso Generali Real Estate, gestisce circa 32 miliardi di euro di asset, con unità operative dislocate nelle metropoli più estese al mondo. Questo ha permesso di sviluppare le migliori competenze nei settori dell’innovazione tecnologica, della sostenibilità e dello sviluppo urbano.
Il portafoglio in gestione comprende una combinazione unica di proprietà storiche e moderne, che vanno da edifici antichi come le Procuratie Vecchie a Venezia a nuovi capolavori architettonici, come CityLife a Milano, uno dei maggiori progetti di riqualificazione a livello europeo. Si concluderà nel 2021 il progetto di recupero delle Procuratie Vecchie, che renderà accessibile dopo 500 anni una larga parte dell’immobile: la storica sede ospiterà le attività di The Human Safety Net, l’iniziativa promossa da Generali per supportare le comunità più vulnerabili nei Paesi dove il Gruppo è presente. Il piano di trasformazione di CityLife prevede una miscela equilibrata di funzioni pubbliche e private, tra residenze, uffici, negozi, servizi, aree verdi e altri spazi pubblici. L’assoluta pedonalità dell’area e il parco pubblico sono un valore aggiunto non solo per chi abita e lavora nel quartiere, ma anche per tutta la città ambrosiana. Nel quartiere si staglia la torre Hadid, altrimenti detta Torre Generali, che ha ridefinito lo skyline del capoluogo lombardo.