Trieste, Generali and me (and the story of the black jacket)
Assicurazioni Generali's history begins in Trieste, on 26 December 1831, while mine begins more than a century and a half later, but still in the same city. But let's start in order.
Trieste, a central European maritime centre, a crossroads of different cultures and characters, was for centuries one of the most important cities of the Hapsburg Empire. It was here that the forerunner of the Generali Group was born and took its first steps, quickly becoming one of the most successful insurance companies in the Empire and beyond.
Despite its multinational character, which was already apparent in the nineteenth century, the heart and mind of the company have always remained in Trieste, even after the end of the First World War, when the city was handed over to Italy, and even today.
This is where I come in. Growing up in Trieste, I was used to seeing the words "Generali" accompanied by the lion whenever I went into the city centre. So, when I had to choose my academic career after high school, I looked at the degree course in Insurance Statistics and remembered the winged symbol. It was thanks to this course that I got to know the Group personally, in particular thanks to the scholarship financed by Generali.
At the end of the first year, I and the other four winners were called to the Generali headquarters for the award ceremony. First reaction: panic. I was about to enter a work environment for the first time, and not just any work environment. I opened my teenage wardrobe, consisting mainly of jeans, T-shirts and sweatshirts, and realised that I had nothing appropriate to wear. So my mother, who was delighted to be able to attend the awards ceremony, accompanied me to buy my first "suit" jacket: a very simple black jacket that immediately encouraged me. Now I was ready, nervous but ready (as you can see in the picture!)
It was the same black jacket that accompanied me three years later to my first job interview, an internship in risk management at Generali. It is impossible to forget the nervousness I felt that day as I met my future boss and some of the other members of the team. And impossible to forget the satisfaction I felt when I found out that I had been chosen.
The first day of an internship is a bit like the first day of school. You feel out of place, "the new kid", and you hope to meet people and prove yourself to them. However, my colleagues made me feel part of the group right away: some were veterans of the team (or the insurance world in general), while others were newcomers like me. The six months passed between piles of papers, spreadsheets, files in the cafeteria and coffee in the vending machines, and I continued to grow and learn every day.
So in the end it was sad to say goodbye. In the months that followed, I completed my exams and thesis for the Master's degree in Actuarial Science, and just before graduation I received the good news that I would be rejoining the team as an "official" member.
A few weeks later, with the outbreak of the Covid-19 pandemic, remote working began. Since then, my favourite outfit has been comfortable, loose-fitting dresses, with jackets relegated to more formal video calls. The jackets - which have grown in number over time - rest in the wardrobe, waiting for the day when I return to the office. Among them is the simple black jacket that has been with me since the beginning of my adventure at Generali.
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Trieste, Generali e io (e la storia della giacca nera)
La storia delle Assicurazioni Generali comincia a Trieste, il 26 dicembre 1831, mentre la mia, di storia, inizia più di un secolo e mezzo dopo, ma sempre nella stessa città. Ma cominciamo per ordine.
Trieste, centro di mare mitteleuropeo, crocevia di culture e caratteri diversi, è stata per secoli una delle maggiori città dell'Impero asburgico. È in questa realtà che l’antesignano del Gruppo Generali nasce e muove i primi passi, diventando, in poco tempo, una delle compagnie assicurative di maggior successo dell’Impero e non solo.
Nonostante il carattere multinazionale già apparente nel diciannovesimo secolo, il cuore e la mente dell’azienda sono sempre rimasti a Trieste, altresì dopo la fine della prima guerra mondiale, con il passaggio della città all’Italia, e anche fino ai giorni nostri.
È a questo punto che entro in gioco io. Crescendo a Trieste, sono sempre stata abituata a vedere, ogni volta che andavo in centro, la scritta “Generali” accompagnata dal leone. Così quando, fresca di maturità, ho dovuto scegliere il mio percorso accademico, il mio sguardo si è posato sul corso di studio in Statistica per l’Assicurazione e mi sono ricordata del simbolo alato. È grazie a questo percorso universitario che ho avuto modo di conoscere per la prima volta di persona il Gruppo, in particolare grazie alla borsa di studio finanziata dalle Generali.
Infatti, alla fine del primo anno, sono stata convocata insieme agli altri quattro vincitori alla premiazione nella sede Generali. Prima reazione: panico. Stavo per entrare per la prima volta in un ambiente lavorativo e non uno qualsiasi. Ho aperto il mio guardaroba reduce di anni di adolescenza, composto per lo più di jeans, magliette e felpe e mi sono resa conto di non avere niente di appropriato. Così mia madre, entusiasta di poter partecipare anche lei alla premiazione, mi ha accompagnato a comprare la mia prima giacca “tailleur”: una semplicissima giacca nera che mi ha immediatamente rincuorato. Ora ero pronta, tesa ma pronta (e lo si può capire benissimo dalla foto!).
È stata la stessa giacca nera ad accompagnarmi tre anni dopo al mio primo colloquio di sempre, un tirocinio nel Risk Management di Generali. Impossibile dimenticare la tensione provata quel giorno, quando ho conosciuto il mio futuro capo, nonché alcuni membri del team. E impossibile dimenticare la contentezza di scoprire di essere stata presa.
Il primo giorno di tirocinio è un po’ come il primo giorno di scuola. Ci si sente fuori posto, “quello nuovo”, e si spera di conoscere altre persone e di dimostrare loro quanto si valga. I miei colleghi mi hanno però fatto sentire subito parte del gruppo: alcuni erano veterani del team (o in generale del mondo delle assicurazioni), mentre altri erano alle prime armi come me. I sei mesi sono passati tra pile di documenti, fogli di calcolo, file in mensa e caffè alle macchinette, continuando ogni giorno a crescere ed imparare.
Così alla fine è stato triste doversi dire addio. Nei mesi seguenti ho completato gli esami e la tesi del corso magistrale in Scienze Attuariali e poco prima della laurea ho avuto una buona notizia: sarei tornata a far parte del team in qualità di membro “ufficiale”.
Poche settimane dopo, con lo scoppio della pandemia da Covid-19, è cominciato il lavoro da remoto. Da allora il mio outfit preferito consiste in abiti comodi e morbidi, relegando le giacche alle videochiamate più formali. Le giacche – che nel tempo sono cresciute di numero – si stanno riposando in armadio, aspettando il giorno del rientro in ufficio. Tra loro c’è anche la semplice giacca nera, che è stata con me fin dall’inizio della mia avventura in Generali.